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Il mito di Syringa e Pan

Amato dalle fate perché capace di respingere gli spiriti maligni, simbolo di innocenza, purezza e verginità. Regalato a chi non si ama più è un modo per annunciare la “rottura del fidanzamento”. Portato all’occhiello della giacca indica fierezza e orgoglio.  Se il lillà sia davvero portatore di una così vasta simbologia e quale fra le storie che vengono associate a questa piante sia la più veritiera è difficile a dirsi. Certamente fra i tanti spunti che ci offre la letteratura e la poesia è impossibile non citare il mito di Syringa e Pan. La denominazione botanica del Lilla è infatti Syringa, che è anche il nome greco della ninfa figlia del dio fluviale Ladone.

Syringa ebbe la sventura di essere amata da Pan, dio greco dalle sembianze caprine. Pan pur avendo volto e busto umani, possedeva infatti corna, barba, coda e zampe caprine. Si narra che chiunque fosse la madre, punto sul quale la mitologia greca pare non trovare un accordo, fosse rimasta talmente inorridita dal figlio appena partorito da fuggire lontano, abbandonandolo. Pacifico ma rozzo, il dio aveva una natura selvaggia e la tendenza ad abbandonarsi ad eccessi orgiastici. La sua forte passione e la ricerca di voluttà lo spinsero a diversi tentativi di seduzione e a innamorarsi spesso. Fra le tante che entrarono nelle mire della divinità silvestre ci fu anche la bella Syringa. La ninfa, spaventata dall’orribile aspetto del dio, fuggì fino allo stremo fino a quando non si rese conto che presto Pan l’avrebbe presa. Volendo in ogni modo sfuggirgli cominciò a pregare il padre di intervenire. Quest’ultimo, per salvare la figlia, decise di trasformarla in una pianta in modo che Pan non potesse possederla. Si trattava di una pianta di lillà. Un’altra versione del mito afferma che Ladone trasformò la figlia in un canneto in prossimità di una palude. Pan si disperò e pianse, ma sentendo che il vento, passando per le canne produceva un dolce lamento decise di reciderne alcune e di costruire con esse un flauto che portò sempre con sé. La parola siringa significa infatti, non a caso, anche zampogna e flauto. In alcuni casi le due versioni del mito si sovrappongono con Pan che recide le fronde del lillà costruendo il suo flauto con esse. Non a caso il legno di Syringa è piuttosto midolloso e facile da svuotare tanto che i turchi lo utilizzavano per fabbricare pipe. 

Lillà è il nome comune usato per indicare l’arbusto ornamentale Syringa vulgaris appartenente alla famiglia delle Oleacee, detto anche serenella e siringa. Originario dell’Asia Minore e dell’Europa balcanica, è diffuso nell’area mediterranea. Può raggiungere altezze fino a  4 m, ha foglie ovate e infiorescenze a pannocchia, rade, con numerosi fiorellini minuti, profumati, dal caratteristico color viola chiaro o anche, in talune varietà, bianco o porporino. La Syringa Vulgaris è una pianta che preferisce gli ambienti ben soleggiati e che si adatta ai climi freddi delle Alpi e del Nord Europa. Viene utilizzata soprattutto a scopi ornamentali per gli splendidi colori delle sue fioriture.