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Piante, alberi e architettura del paesaggio al servizio di musei e istituzioni

Celebrare il proprio prestigio attraverso spazi verdi, giardini e paesaggi sapientemente progettati, è, dalla fine dell’ottocento, una pratica piuttosto diffusa in tutti quei musei, fondazioni e istituzioni lungimiranti che prima di altri hanno capito l’importanza di proiettare i propri spazi verso l’esterno.

Nel novecento l’abbellimento delle sedi istituzionali dilaga anche tra le aziende private, inizialmente negli stati Uniti nel secondo dopoguerra, per poi estendersi in Europa: tra gli esempi più famosi c’è sicuramente il giardino realizzato nel 1959 da Garret Eckbo, architetto paesaggista americano, per Alcoa (Aluminum Company of America); lo scopo era creare un giardino dove l’alluminio (materia prima utilizzata dalla fabbrica per la produzione di aeroplani negli anni della guerra, e della quale si voleva promuovere l’uso anche in ambito civile) fosse perfettamente integrato al paesaggio verde e protagonista. Il risultato è tuttora affascinante: una fontana al centro che ricorda un fiore, interamente realizzato in alluminio.

I musei stessi iniziarono a progettare e realizzare spazi per esposizioni all’aperto, nei quali la distinzione tra muro e verde è labile, dove questi elementi risultano essere quasi un tutt’uno ed è praticamente impossibile cogliere il confine. Esempi ne sono l’Arts Museum di Dallas o l’Art Institute di Chicago, entrambi progettati dall’esperto di architettura del paesaggio Dan Kiley.

Da spazi aperti a corredo dei musei, parti accessorie, il verde ne diventa sempre più parte integrante e in alcuni casi vera e propria attrazione a se stante, come nel parco-complesso de La Villette a Parigi. Qui si trovano molti giardini, anche slegati tra loro, ma perfettamente integrati con i musei disseminati nel parco e e le sculture-edificio di Bernard Tshumi, le folies.

Spazio per concerti, un maneggio e il parco che, in estate, ospita il Festival del Cinema all’Aperto. E poi un tripudio di giardini, a cominciare da quelli paesaggistici, dove si coltivano piante provenienti da tutto il mondo ed è dove vengono organizzati laboratori di botanica e coltivazione biologica. Ci sono poi quelli tematici, creati da architetti, pittori, scultori e musicisti, che hanno nomi evocativi come il Giardino delle Ombre e delle Vertigini, il Giardino degli Specchi, quelli delle Nebbie, degli Acrobati, delle Paure dell’Infanzia.

Un parco urbano basato su di un programma complesso di strutture culturali e di intrattenimento,  organismo discontinuo ma con un’unica struttura. Piante, alberature, acqua e laghetti sono gli elementi che caratterizzano tutto l’ambiente amato e vissuto durante tutto l’anno dai parigini e non; un luogo dove cultura e natura non solo si incontrano ma sono in perfetta armonia grazie ad un perfetto progetto di architettura del paesaggio.

Già da fine novecento e poi negli anni 2000 i musei diventano sempre più mete turistiche e il grande flusso di visitatori rende necessario prevedere spazi verdi che siano in simbiosi con l’ambiente. Ecco allora che i giardini, oltre ad accogliere il relax delle persone, diventano anche simboli e spesso si fanno portatori di messaggi precisi, legati alla filosofia del museo stesso, come ad esempio è accaduto al giardino del Museo ebraico di Berlino; qui il giardino si divide in 6 parti ognuna delle quali rappresenta una parte della storia di questo popolo. Lo spazio quadrato è circondato da 49 colonne di cemento alte sei metri; il numero delle colonne è simbolico e serve a ricordare l’anno di nascita dello stato d’Israele, il 1948. Sulla sommità delle colonne sono stati piantati alberi di olivagno (elaeagnus-x-ebbingei), simbolo della pace e della speranza di un ritorno in patria. Ma portano anche il significato della capacità di mettere radici in spazi impervi come metafora di coloro che esiliati in terre lontane hanno trovato la forza di proseguire la loro vita.


E’ però il Lower Central Garden del Getty Center, in California, il giardino più importante e grande mai realizzato per un museo. Realizzato nel 1997, il progetto è dell’artista Robert Irvin, e lo scopo era dare agli spazi verdi un’immagine poetica, creativa, capace di rappresentare il più grande centro d’arte del mondo.

L’idea era costruire un giardino che “fosse una scultura a forma di giardino”, celebrando quindi l’elevazione del giardino a vera e propria opera d’arte.

Qui sono reinterpretati molti elementi dei giardini storici come terrazze, parterre, labirinto, belvedere, come anche influenze dal giardino giapponese evidenti nell’uso delle pietre e nella particolare potatura delle azalee.

Anche l’acqua è protagonista: scivolando dall’alto al basso sul pendio acquista forza e il rumore che ne scaturisce cresce sempre più, culminando con la grande cascata che termina nell’invaso. La zona centrale è disseminata da “alberi” realizzati con tondini di ferro dove si arrampicano meravigliose bougainvillee.

perfetta integrazione tra natura e paesaggio si trova nel nuovissimo Centro Botìn per l’arte contemporanea a Santander in Spagna, progettato da Renzo Piano e dal paesaggista Fernando Caruncho e al quale abbiamo avuto l’onore di partecipare con la fornitura delle nostre piante, alberi e alberature.

Photo credits – Envato